Poesia, musica e degustazione di casa Dickinson

Il 27 Aprile 2018 tra i libri e i quadri della biblioteca di casa Lanzi abbiamo presentato un piccolo libro.

Un libro un pochino al di fuori degli standard saggistici di Simmetria, curato con amore da Denise Sarrecchia, nato per inaugurare una collana dedicata alle donne (in chiave assolutamente NON femminista) in cui il valore del femminile tende invece a recuperare ruoli, funzioni, espressioni, caratteristiche sublimi specificamente muliebri tra le quali l’armonia, la bellezza, la dolcezza, l’accoglienza, la maternità, l’ordine, la sapienza, l’intuizione, la sensibilità, la potenza, il coraggio, etc. Modalità ormai fuori moda sia nel mondo femminile sia in quello maschile.
Partire dalla Dickinson, poetessa alla quale tutti hanno tirato un po’ la giacca per farle assumere un ruolo politico o sociale, è stato assai piacevole, ma dissolvente e dissacrante. Per farlo abbiamo studiato un’ambientazione particolare.
Una casa antica con arredi antichi, molti dei quali coevi della Dickinson e altri assai più “vecchi”. Ci siamo “prestati” a immergerci nella poesia entrando dalla porta di servizio e partendo dalla fine del libro, coinvolgendoci tutti, invitati, autrice, editore, arredatrice e costumista, in una lettura accompagnata dalle note di Chopin che hanno pervaso tutta la serata grazie al delicato intervento della brava e sensibile pianista.


Poi abbiamo mangiato i dolci della Dickinson preparati da alcuni dei coinvitati; abbiamo bevuto uno cherry e un vino artigianali (sempre preparati dai coinvitati) e ci siamo immersi realmente tutti in un’atmosfera fuori del tempo ordinario e delle consuetudini.
Molti hanno vissuto tutto questo come un ricordo, immerso in un presente reso vivido dagli infiniti dettagli, curati con attenzione (le trine, i gesti, i bicchieri, i colori, le musiche, le candele).
Ecco: l’attenzione verso il particolare è stato uno dei temi della serata in quanto essa è realmente il fondamento di quel cammino interiore, di quella ricerca del Vero che oggi è sempre più aggredita dalla distrazione imperante.
La Dickinson vive nel cuore di chi la ascolta e ha il coraggio di tremare per i suoi versi infuocati da una spiritualità totalmente erotica. Una donna straordinaria che ha conosciuto l’amore in tutte le sue forme e in chiavi mistiche talmente elevate che sconcertavano l’America presbiteriana. E in pieno 1800 osa dire “O notti selvagge! Se fossi accanto a te, queste notti selvagge sarebbero la nostra lussuria”.
La piccola “chicca” estetica, il sapore, il gesto delicato, il suono nascosto: tutto si compenetra in una sacralità rituale e sensuale che rende onore non solo al testo che è stato presentato, ma al modo in cui si dovrebbe ripristinare il modus vivendi quotidiano.
Questa coesione fra l’ascolto e la partecipazione attiva era stata già più volte realizzata in questo salotto. Ma in tale occasione abbiamo curato alcuni particolari importanti, in una coreografia che ha consentito a molti dei partecipanti di raggiungere uno stato di riflessione, se non di meditazione, attraverso la fruizione del ritmo e della semplice bellezza dell’evento.

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Sono queste letture “da camera” che, come la musica, riportano i partecipanti a un mondo assai più reale, completo e complesso di quello ordinario ancorato alla virtualità e alla superficialità quotidiana: un mondo tutt’altro che onirico. Un mondo da vivere e condividere. La parola e la logica svaniscono nell’istante, nel tanto declamato e mai sufficientemente compreso hic et nunc. Cosa assolutamente impossibile durante presentazioni o conferenze o in un teatro. Ovviamente, perché tutto funzioni, bisogna sviluppare orecchie particolari; predisporre la mente in una posizione attenta e ricettiva. Il subentro del giudizio, dell’aspettativa, della misurazione e del confronto snaturano il senso di un simile  evento.
Ma, grazie a Dio, ciò non è accaduto e la magia della successione impercettibile delle fasi della poesia della Dickinson è rimasta tale fino all’ultimo, quando la voglia di indagare sui “perché” ha lasciato spazio a un po’ di filosofia e d’indagine storica. Ma anch’esse sull’onda di un modo antico di stare insieme, davanti al camino e senza alcuna fretta, sono risultate intense, prive di enfasi e aperte all’intuizione. Insomma per vedere il bello bisogna farsi umili e dimenticare la fretta; e allora anche nel poco si può scoprire la meraviglia del Tutto.

Si ringraziano:
l’autrice e curatrice del testo Denise Sarrecchia
la musicista e compositrice Susanna Suriano
la realizzatrice della scenografia e dei costumi Assunta Fanuli
i lettori del libro: Tiziana Orru e Antal Nagy
e tutti gli altri intervenuti che hanno collaborato con la preparazione l’allestimento e i dolci e la loro attiva partecipazione.

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Emily Dickinson. Il fuoco bianco

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